Parlare di Edgar Morin significa compiere un viaggio lungo un secolo, il Novecento, nel quale si è visto di tutto e il contrario di tutto, lo sprofondare nell’abisso dei totalitarismi più efferati e la ricomposizione di un vivere pacificato nelle intenzioni, ma non nella realtà dei fatti.
Figlio di un commerciante di Salonicco di origine livornese, Edgar Nahoum, nacque nel 1921 a Parigi, agli albori del fascismo. Da giovane simpatizzante del marxismo visse l’enorme esperienza della Resistenza, sotto il nome di Morin che adottò per sempre come proprio. Con uno sguardo attento al mondo che lo circondava arrivò «al rifiuto di una identità monolitica e riduttiva». Questo gli permise di osservare da adulto prima il disincanto dalle ideologie che gli costò ostracismi e inimicizie, poi il Sessantotto, che definì come la breccia atta ad aprire la via a grandi trasformazioni culturali e sociali, e poi ancora la caduta del Muro di Berlino, icona della fine di un mondo. Attento e consapevole del caos dispersivo dei tempi attuali ha ricercato nei viaggi attraverso i continenti l’interconnessione di tutte le cose, senza lasciarsi incantare da facili prese di posizione, preferendo «piuttosto che la dottrina che risponde a tutto, la complessità che mette in questione tutto».
Seguire il suo esempio significa dare valore a una vita anticonformista, nella quale il desiderio di conoscenza aperto a «attendere sempre l’inatteso» comporta sì il rischio dell’errore, ma anche la sua catarsi, generata dall’impulso costante a consultare le fonti, a percorrere le idee e gli altrui riferimenti, per non correre il rischio di fossilizzarsi sulle proprie credenze e trasformarle in auto-bugie.
Sulla base di queste premesse, Progetto HAR ha aderito con grande interesse alla proposta di Silvia Fea, studiosa del testo di Morin “Il cinema o l’uomo immaginario”. Ha organizzato una serie di cinque serate, a cadenza quindicinale, intitolate
«SOTTO LA LENTE DI EDGAR MORIN» nelle quali si incentra l’interesse sul tema della FOTOGRAFIA, della SCRITTURA e del CINEMA, letti nelle loro interconnessioni e nel rapporto con l’uomo.