Mostra fotografica
visitabile il venerdì, sabato e domenica dalle 16.00 alle 19.00
dal 4 al 26 Marzo 2017
presso la sede di Progetto HAR, in via Saluzzo 28 - Cuneo
La mostra racconta di quando le donne uscirono metaforicamente dalle cucine e cominciarono a manifestare. Era la metà degli anni Settanta, anni di fermenti che attraversavano la società italiana scuotendola dalle fondamenta. Dopo i movimenti studenteschi della fine del decennio precedente e le rivendicazioni operaie, adesso toccava ad altri soggetti “deboli” mobilitarsi per il cambiamento.
Più che movimenti per l’“emancipazione” della donna, i loro erano messaggi radicali e rivoluzionari che inneggiavano a una vera e propria “liberazione”. Uno degli slogan che campeggiavano sugli striscioni – “Ora decido io” – esprimeva la volontà di sottrarre alla Chiesa, a una giustizia arcaica, ai centri economici, il potere di deliberare sulla vita delle donne. La legge sul divorzio del 1974 era stata una prima conquista, e servì da stimolo per dare inizio a una catena di rivendicazioni: diritto alla maternità responsabile, depenalizzazione dell’aborto, introduzione di un nuovo diritto di famiglia con l’abolizione di leggi ingiuste, e ancora asili, maternità, parità di salario per le lavoratrici a parità di mansioni ecc. Concrete nell’organizzare le forme di protesta, le donne scesero nelle piazze con i loro cortei colorati, trovarono luoghi in cui incontrarsi e discutere delle battaglie da condurre insieme. Nacquero le case delle donne, si crearono consultori, spazi di aggregazione e di confronto.
Paola Agosti, giovane donna lei stessa, simpatizzante del movimento e fotoreporter di professione, si trovava tra loro. Con l’obiettivo della macchina fotografica puntato là dove accadevano le cose, si accingeva a documentare una stagione irripetibile di energia ed entusiasmi. Mescolandosi ai cortei,
entrando là dove gli uomini erano esclusi, si fece testimone di quei giorni mostrando le parole forti della protesta, ma soprattutto le persone, i volti disegnati, i corpi vestiti con pantaloni a zampa di elefante e gonnelloni colorati. C’è rabbia nei gesti esibiti in faccia ai poliziotti, ci sono sguardi di sfida, ma sono di più i volti sorridenti, i girotondi tenendosi per mano, le danze, a esprimere un senso di gioia, di condivisione e di libertà mai provati. A fare da sfondo a queste immagini Roma, una città conquistata da un esercito agguerrito e al tempo stesso pacifico; l’atmosfera, quella di un’epoca vissuta all’insegna della partecipazione.
E’ dunque uno scorcio della nostra storia recente – eppure già così lontana – quello che incontriamo in questa mostra, che negli anni ha girato dall’Italia al Canada. Viene inoltre presentato un nucleo di fotografie (mai esposte prima) scattate a Parigi nel maggio del 1977 quando, presso l’Università di Vincennes, si tenne un incontro internazionale dei movimenti femministi.
Al corpus di fotografie sul movimento femminista, che fa parte con altre centinaia di migliaia di immagini dell’archivio di Paola Agosti, è stato assegnato nel 2016 il premio “Tempo ritrovato.
Fotografie da non perdere”, ideato da “IO donna”, il femminile del “Corriere della Sera” in collaborazione con MIA Photo Fair.
Nata nel 1947 a Torino, Paola Agosti nel 1969 si è trasferita a Roma dove ha iniziato la sua attività di fotografa indipendente che l’ha portata a compiere vari reportages in Europa, in Sud
America, negli Stati Uniti, in Africa.
Ha incontrato e fotografato leader politici, uomini di cultura e artisti di fama internazionale. Si è occupata con particolare attenzione di volti e fatti del mondo femminile. Ha indagato la fine
della civiltà contadina del Piemonte più povero, le vicende dell’emigrazione piemontese in Argentina e ha fotografato, da sola o insieme alla collega e amica Giovanna Borgese, i grandi
protagonisti della cultura europea del ‘900, realizzando su questi temi varie mostre e numerosi libri. Sue fotografie fanno parte delle collezioni permanenti del Musée Nacional de Bellas Artes di
Buenos Aires, dell’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma, dell’Accademia Carrara di Bergamo, del MAST di Bologna e del Museo Alinari di Firenze.
Dal 2002 è tornata a vivere a Torino dedicandosi alla cura di mostre e di vari volumi sulle memorie familiari, storie individuali che si incrociano con la Storia
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